Centro Napoletano di Psicoanalisi

9 Ottobre 2021: Incontro Intercentri Veneto-Napoletano

Report a cura di Ludovica Bellone
Sabato 9 ottobre 2021 sulla piattaforma Zoom si è svolta la giornata “Intercentri” tra il Centro Veneto di Psicoanalisi (C.V.P.) e il Centro Napoletano di Psicoanalisi (C.N.P.) avente come tema : “Sessualità umana, psico-sessualità, sessualità infantile nellatemporalità dellinconscio”. Ne hanno discusso il Prof. Paolo Cotrufo (Membro ordinario S.P.I., Segretario scientifico C.N.P.) e la Dott.ssa Roberta Guarnieri (Membro ordinario con funzioni di Training S.P.I.). 
Dopo i saluti dei Presidenti dei rispettivi centri,  il Dott. Patrizio Campanile (C.V.P.) e la Dott.ssa Silvana Lombardi (C.N.P.), si comincia con la prima relazione di Paolo Cotrufo avente come titolo:  “La sessualità umana: un problema di tempi”.
P.Cotrufo esordisce ricordando la centralità e la complessità del tema per la psicoanalisi. Sebbene il  pensiero scientifico non abbia particolari difficoltà nella comprensione e nella descrizione della sessualità nel regno animale, ossia un comportamento biologicamente determinato avente come meta la riproduzione, incontra invece una pietra d’inciampo con la specifica qualità che essa assume nell’essere umano. 
In quest’ultimo, infatti, esistono zone somatiche eccitabili diverse da quelle genitali, la meta non è solo la riproduzione, e anche l’oggetto può non essere un altro essere umano di sesso opposto. Inoltre, la scoperta della sessualità nell’infanzia, periodo in cui il corpo immaturo non giustificherebbe la presenza di eccitazioni e rappresentazioni sessuali, complica notevolmente la questione. 
Nella teoria psicoanalitica, la sessualità ha un’esistenza autonoma, sviluppandosi in anticipo rispetto alla maturazione dei genitali, configurandosi dunque come pre-genitale. Il sesso, in questo senso, sarebbe solo una delle manifestazioni possibili, nonché l’ultimo approdo del percorso così arduo e tortuoso della sessualità umana. Tuttavia, la sessualità proviene dal corpo e richiede l’intervento di una attività psichica che declini e traduca tali eccitazioni somatiche in un linguaggio erotico. La sessualità si configura dunque come un concetto al limite tra lo psichico e il somatico. Cotrufo argomenta la sua relazione a partire dalle scoperte cliniche di Freud, includendo il pensiero di Laplanche, Anzieu e Dejours.
Con la teoria della seduzione, in seguito alla scoperta nei suoi pazienti nevrotici di spinte e rappresentazioni sessuali precedenti la pubertà, Freud ipotizzò che essi avessero provato in infanzia un’esperienza sessuale da parte di un adulto perverso che non erano traumatici nel momento in cui accadevano, ma lo diventavano a posteriori, in aprés coup. Più tardi, nel 1897, Freud  mise in discussione la veridicità delle scene sessuali infantili rievocate dai pazienti, abbandonando così la teoria della seduzione, e assumendo l’esistenza di una realtà psichica ugualmente importante tanto quanto quella effettiva. Freud pensò, dunque, che in nuce l’essere umano avesse in dotazione la sessualità. Una sessualità infantile innata dovrebbe però evolvere progressivamente verso una sessualità adulta, ma l’Edipo, l’inconscio rimosso, la latenza, l’evento della pubertà non dimostrano che vada proprio così. Le problematiche della sessualità adulta derivano da residui della sessualità infantile nella sessualità adulta ad opera della fissazione. Nei tre saggi (1905) sembrerebbe, tuttavia, che Freud non avesse del tutto abbandonato la teoria della seduzione, così scrive: “ La madre riserva al bambino sentimenti che derivano dalla vita sessuale di lei, lo accarezza, lo bacia, lo culla: lo prende con evidente chiarezza come sostituto di un oggetto sessuale in piena regola. […] Con tutte le sue tenerezze risveglia la pulsione sessuale del suo bambino”. Cotrufo evidenzia che se Freud al posto del verbo risvegliare”, avesse utilizzato il verboinnestare” o magari pervertire”, avrebbe egli stesso allargato la teoria della seduzione e anche mantenuto il cruciale passaggio che introdusse la realtà psichica, dallepisodio puntuale e traumatico, alle comuni cure che ladulto riserva al bambino, generalizzandola, non limitandola più ai soli casi clinici ma allumano tout-court. Se per Freud non fu più la sessualità adulta a determinare, attraverso la seduzione, la sessualità infantile, sicuramente resta levidenza di un percorso inverso, linfluenza della sessualità infantile nella vita sessuale di un adulto sebbene sia stata sottoposta ad un ingente lavoro di rimozione. Per Cotrufo il quesito non è più cosa sia la sessualità infantile, ma cosa ci sia di squisitamente sessuale, in senso biologico istintuale, nella sessualità umana adulta. Cotrufo immagina che delle quattro caratteristiche della pulsione, le prime due, fonte e spinta, afferiscano al soma mentre la meta e l’oggetto allo psichico. La sessualità infantile e quella adulta avrebbero, quindi, in comune solo il Drang, la spinta. Il Drang, in effetti, sembrerebbe essere proprio il punto di contatto tra listinto e la pulsione, o meglio, ciò che dellistinto ancora persiste nella pulsione
Laplanche si sofferma sull’importanza della traduzione, in particolare sul concetto di “codice”: Confrontato con i messaggi delladulto compromessi dallinconscio, e dunque enigmatici,  intraducibili con i soli mezzi a sua disposizione (codici autoconservativi), linfans deve ricorrere a nuovi codici, ma non li inventa dal nulla. Grazie al suo ambiente culturale generale, ben presto trova alla sua portata dei codici, degli schemi narrativi preformati. Si potrebbe qui parlare di un vero e proprio aiuto alla traduzione proposto dalla cultura ambiente”. Si tratterebbe di un contesto culturale che trasmette involontariamente, oltre al messaggio enigmatico, anche dei codici condivisi culturalmente che possano essere utilizzati dall’infans per tradurre i messaggi enigmatici provenienti dallinconscio sessuale delladulto, in altri termini,  non si tratta di un messaggio puramente enigmatico ma di un doppio messaggio, per lo più enigmatico, ma anche con alcune indicazioni per luso, di un vocabolario per tradurre. 
Cotrufo ipotizza che il bambino possa usare, come sostegno alla traduzione, prima del mito simbolico altri codici, più precoci e maggiormente condivisi del mito simbolico, universali e atemporali, codici specie-specifici,  i codici somatici.  Il codice somatico, “ il calco metaforizzante”, aiuterebbe il bambino nella traduzione del messaggio enigmatico proveniente dall’adulto a partire da ciò di cui egli dispone (il suo corpo). Ciò spiegherebbe anche come mai le forme dei meccanismi psichici siano qualitativamente comuni a tutti gli umani, variando solo la quantità del loro utilizzo (dipendente dal processo di fissazione).
Usando come calco metaforizzante lesperienza del corpo, il bambino strutturerebbe un involucro egoico come fosse un involucro somatico (Io pelle di Anzieu). Per Cotrufo il calco rappresenterebbe una sorta di ricollocazione del concetto freudiano di appoggio (Anlhenung) del pulsionale sullautoconservativo. La ricollocazione concerne la possibilità di usare in senso qualitativo e funzionale ciò che lappoggio spiega esclusivamente in relazione al legame tra autoconservativo e pulsionale. Cotrufo parla di ricollocazione, perché oltre a determinare il destino della pulsione attraverso lappoggio su una spinta autoconservativa, dando vita alle conseguenti fasi dello sviluppo psicosessuale, il calco includerebbe anche la formazione di processi mentali interpretativi e difensivi per il bambino, in sostanza codici traduttivi estratti dallesperienza che il bambino ha del suo corpo in crescita. Il calco metaforizza in quanto piega a un nuovo utilizzo i processi somatici comunque attivi nella vita della nostra specie.
La grande eccitabilità sensoriale del corpo umano reagisce alleros contenuto nel messaggio adulto e traduce in un linguaggio erotico tali stati eccitatori. Dejours lo definisce sovversione libidica” del corpo, intendendo la rivoluzione del corpo che passa da un registro autoconservativo e naturale ad uno erotico e culturale, nicchia evolutiva della specie umana. Il bambino umano, in sostanza, sarebbe costretto ad adattarsi al linguaggio universale e atemporale dellumano, il linguaggio di Eros, che si sovrappone alla lingua implicita di Bios e spinge lumano ad un rinnegamento della propria appartenenza al regno della natura. La sessualità umana, intesa come codice che regola le interazioni tra gli umani, nasce come esigenza nel neonato, organismo biologico, per poter relazionarsi con un ambiente umano adulto e sessuale. Il piccolo umano, erotizzandosi, fa così il suo effettivo ingresso nella comunità degli umani. 
Dopo la prima relazione, segue la seconda relazione avente come titolo: “ Qualcosa d’infantile e di un poco sessuale” di Roberta Guarnieri. Roberta Guarnieri apre il suo intervento ponendosi e ponendo delle domande, creando così un dialogo appositamente non saturo sul quale porre delle riflessioni teorico-cliniche. Per la Guarnieri il tema della temporalità è intrinseca al discorso.
Guarnieri parte dalla suggestione evocatagli dal ricordo di un libro letto molti anni fa: “ Felicità. Qualcosa di infantile ma di molto naturale” di Catherine Mansfield. La Guarnieri vuole fare suo lo spirito di ricerca del bambino psicoanalitico” dei Tre saggi. Un bambino psicoanalitico che si interroga e continua a interrogarsi incessantemente, lungo tutto il corso della sua vita, su qualcosa di impensabile. Per Guarnieri, non ci sarebbe nulla che ci potrebbe portare più lontano dallinconscio e dai suoi derivati, che pensare lo psichico in termini evolutivi o, peggio ancora, immaginare che, psicoanaliticamente, si possa arrivare nel luogo dellinizio della vita psichica. Per Guarnieri è importante non confondere linizio con lorigine, la propria origine, con la qualità “originaria”, cioè legata alloriginario, come ciò che segna la vita psichica inconscia. Altrettanto fuori dalla logica psicoanalitica, e perciò dalla logica dellinconscio, sarebbe fondare la conoscenza dello psichismo su un paradigma evolutivo: il bambino psicoanalitico non evolve, semmai riorganizza il suo funzionamento psichico, mantenendo tutte le “fasi” del suo “sviluppo” sempre attive e sempre in grado di disorganizzarsi.
Guarnieri ricorda come per Freud le “fasi” dello sviluppo siano “organizzazioni” che, pur succedendosi nel tempo, il tempo della crescita biologica dellindividuo, diventano parti di un complicato montaggio sotto il segno della rimozione che mai potrà cancellare qualcosa, ma solamente allontanare dalla scena cosciente ciò che rimane attivo sulla scena dellinconscio, rimaneggiato ogni notte dallattività onirica favorita dalle condizioni del sonno. Guarnieri allora si chiede come fare a non perdere per la strada, una strada che si sviluppa in un paesaggio in grande e in continuo mutamento, quel “bambino”, e come fare a reinventare lo spazio e il tempo perché il “sessuale”, che non si dà mai senza essere anche “infantile”, possa parlare.
Approda allora al volume di poesie di Andrea Zanzotto, un poeta italiano del secondo novecento, che ha sempre dialogato con la psicoanalisi attraverso la parola poetica, affondata nella lingua colta, in quella della scienza tanto quanto nel suo “petel” ( linguaggio usato con i bambini quando sono piccoli) per sovvertirla e dare voce, allinconscio. Il sessuale infantile parla e la sua è una lingua per così dire segreta. Il linguaggio della scienza, necessario nelle pratiche conoscitive non psicoanalitiche, inevitabilmente starebbe dalla parte della rimozione. Fino a che punto esso è penetrato allinterno del linguaggio, e perciò del pensiero psicoanalitico?
Il sessuale infantile è dunque l’inconscio che si manifesta attraverso il corpo. Anche la parola è psicoanaliticamente corpo che parla la lingua di Eros: corpo erotico che emerge dal bios che conserva, nel tempo, le tracce dei primi investimenti erogenizzanti impressi nell’incontro, dissimetrico, dell’infans con l’adulto “dotato di mezzi”. Io-corpo e Altro (Je e mondo, seguendo Aulagnier) sono, entrambi, segnati dal desiderio, edipicamente strutturato, e organizzati dalla sua rimozione.
Il bambino-psicoanalitico ricerca: è la pulsione epistemofilica, l’organizzarsi di pulsioni parziali. E’ la strada che si apre dal momento in cui le pulsioni libidiche vengono concepite come incapaci di soddisfarsi pienamente verso le pulsioni inibite nella meta, verso le sublimazioni. Guarnieri si chiede dunque cosa possa significare importare modelli di ricerca da altri campi, considerando una questione non più pertinente la presa in considerazione dei movimenti, investimenti e disinvestimenti pulsionali, e perciò il riconoscimento del sessuale-infantile, all’interno della nostra prassi che è sempre teorico-pratica.
Noi proveniamo da una scena in cui non c’eravamo. Quignard concettualizzava il turbamento generato dalla nostra concezione, il concepimento.
Perché la grande attenzione a ciò che viene chiamato l”irrappresentabile”, non fa i conti con questa “scena”?La stessa che turbò e spinse Freud, bambino psicoanalitico per antonomasia. Il caso clinico dell’Uomo dei lupi è il frutto di questa attivazione potentissima della pulsione epistemofilica del suo autore che, costretto dalla mancanza, proprio nei termini di Quignard, fu costretto ad appoggiarsi all’immagine del sogno. Quella mancanza di immagine, di rappresentazione, che è l’ “origine”, può rimanere come il nucleo vivo della vita psichica, e perciò della vita sessuale, se ha potuto essere trasformata in ricerca tout court, nesso tra forza pulsionale e attribuzione di senso, all’interno del quale poter inscrivere la propria vicenda individuale in una processo di auto-storicizzazione che, seguendo Aulagnier, dà all’Io (Je) la possibilità di costituirsi.
Infine, riferendosi a “Sessualità infantile e attaccamento”, Guarnieri propone una riflessione sul pensione di Widlocher. Per l’autore, la sessualità infantile sarebbe ludica e creativa. D. Scarfone ha ampiamente criticato quest’ultima posizione in quanto non giustificherebbe la necessità della rimozione. Inoltre i fantasmi originari avrebbero un ruolo importante nell’organizzazione dell’esperienza a causa della mancanza di immagine della scena primaria. Inoltre Scarfone pone in modo chiarissimo e molto deciso quella che può essere considerata la questione centrale della psicoanalisi: qual è il suo oggetto? Abbiamo bisogno di circoscrivere con il termine di “sessuale-infantile” il campo proprio dell’esperienza analitica: quella realtà psichica, segnata dal desiderio, che attraversa il corpo erogeno e diventa la psiche, che continua ad agire in un tempo altro che non può e non deve essere sovrapposto al tempo maturativo che l’idea di sviluppo mentale o anche psichico porta con sé. Il suo tempo è il fuori tempo, è il tempo dell’attuale. E’ il tempo che solo attraverso la cura analitica è possibile conoscere ed esperire. Il sessuale infantile sarebbe dunque originario, fuori dal tempo, ma generatore di storia non storicizzabile.
Numerosi interventi si sono susseguiti sulla scorta di queste relazioni complesse e ricche di spunti di riflessione, ne cito alcuni:
Gemma Zontini, rifacendosi alla relazione di Paolo Cotrufo, si chiede se la posizione eretta e il pollice opponibile assunti dall’uomo durante l’evoluzione, non possano già esser dunque considerate un codice biologico, che propone una trasposizione come traduzione. Si chiede poi come si possa passare dal codice alla rappresentazione.
Virginia De Micco rilancia la discussione chiedendosi e chiedendo che uso ne facciamo nella clinica del discorso sul sessuale. Il sessuale avrebbe al contempo una funzione organizzante e disorganizzante. Per la De Micco, il distanziamento dei corpi generato dalla pandemia, avrebbe enfatizzato la percezione di un sessuale disorganizzato a partire dalla sensazione di protezione derivante dall’assenza di contatto. Propone, inoltre, una riflessione circa la posizione assunta nel setting analitico derivante dall’uso del lettino, asse bocca-ano come ripropositivo di un codice corporeo e per questo potente.
Riccardo Romano concorda sull’importanza attribuita alla fantasia nella sessualità, e ipotizza che Freud ne avesse ricorso come riprova del monismo e confutazione del dualismo.
Patrizio Campanile pone un domanda: perché rimuoviamo? Si chiede, inoltre, se non occorrerebbe un ripensamento della sessualità sulla scorta dello stesso ripensamento delle pulsioni operato da Freud. Emerge un eros contrapposto alla dimensione distruttiva. Campanile crede che il motivo per il quale il sessuale debba essere rimosso è la sua forza sovversiva dell’impasto pulsionale.
Silvana Lombardi riprendendo le suggestioni della mattinata, ricorda la differenza tra primario e originario e vede la pulsione sessuale solo come un degli aspetti del sessuale.
Maria Ceolin ribadisce l’importanza della pulsione di impossessamento e di potere, anch’esse afferenti al dominio pre-genitale, e ribadisce che il sessuale infantile non è solo erotico.
E’ difficile congedarsi da un evento così stimolante e carico di suggestioni riguardo un tema così complesso sul quale la psicoanalisi (si spera) non smetterà mai di interrogarsi.