Centro Napoletano di Psicoanalisi

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L’anatomia è fantasma…

di Virginia De Micco*

 

L’anatomia è fantasma… a proposito di ‘destini delle anatomie, effetti delle assegnazioni’**
Virginia De Micco*

Ma io credo ca pe’ sta’ bbuono a stu munno o tutte ll’uommene avarriano ‘a essere femmene o tutt’ ‘e ffemmene avarriano ‘a essere uommene o nun ce avarriano ‘a essere né uommene né femmene pe’ ffa’ tutta na vita cuieta… … e haggio ritto bbuono! ( La Zingara)

Con queste parole si chiude la vicenda della Gatta cenerentola, geniale ‘favola in musica’ con le parole del suo autore Roberto De Simone, che rielabora temi della tradizione folklorica ( e dunque veri e propri miti di popolo) alla luce di quelle che vorrei individuare come due costanti destinali: la sessualità e il potere, come si intrecciano, si sovrappongono o divergono nel vivo della carne degli individui e della storia collettiva, come si cristallizzano in maschere, si rappresentano su scene teatrali, si costruiscono e de-costruiscono in ‘discorsi’. Siamo dunque pienamente nel territorio della biopolitica, di foucaultiana memoria, e dell’analisi di quelle che indicherei come specifiche ‘configurazioni biopolitiche’ il cui portato storico è evidente.
Sotto la pena di Freud l’anatomia assume un valore, e un potere, destinale, curiosa scelta questa freudiana che come noto ricorre in un altro celebre passo, quello che assegna anche alle pulsioni un elemento destinale..Schicksale, costrittivo da un lato ma tragico dall’altro, il ‘destino’ segna notoriamente, ma ha anche bisogno di ‘compiersi’, ovverosia per realizzarsi può scegliere le vie più impensate e ‘traverse’, e magari trionfare esattamente laddove si pensava di essere riusciti a sfuggirgli. Per di più quando si parla di ‘destini’, li si coniuga cioè al plurale, ecco che la stessa irredimibile identità del Destino, unico e singolare, si sfrangia invece in molteplici ‘possibilità’ che però, nondimeno, mantengono quell’elemento ‘vincolante’, incatenante cui i ‘destini’ rimandano.
Catene di Eros, Catene di Thanatos si intitola il seminario biennale scelto dal centro napoletano di psicoanalisi e intende evocare, da un lato, il noto lavoro di Green che non a caso riporta al centro della riflessione clinica psicoanalitica l’ineludibilità del sessuale, di Eros, sottolineandone anche il ruolo centrale nella costruzione/investimento di quella catena significante che contemporaneamente organizza e incatena lo psichismo alle sue determinanti inconsce; dall’altro, in maniera forse un po’spericolata, intende evocare che anche l’altro protagonista del secondo dualismo pulsionale freudiano, Thanatos, ha le sue catene nonostante il suo lavoro al negativo sia volto più spesso al dis-investimento, e anche alla de-soggettivazione e dis-identificazione , dunque allo sgretolamento di quella catena significante di cui parlavamo in precedenza, ma forse la più sottile astuzia delle catene di Thanatos è di farci credere che non esistono o che possiamo ignorarle tanto avranno efficacia solo in un punto ‘finale’, come se non agissero invece silenziosamente ma inesorabilmente lungo tutto il percorso e, soprattutto, volgessero all’indietro piuttosto che spingere in avanti, o meglio hanno attivamente una meta di ‘smontaggio’ organizzativo oppure, all’opposto, una sottrazione di investimenti che dis-organizzano le costruzioni precedenti.
Già nella citazione iniziale la ‘zingara’-Sibilla ci ammonisce soprattutto su quello che occorre per fare una vita ‘quieta’, dunque una vita sotto l’egida della quiete antitraumatica aconflittuale della pulsione di morte che tutto spegne quando si annulla ogni differenza, soprattutto quella così ‘fastidiosa’ relativa al sessuale.
Il primo atto di questo nostro percorso che se tutto va bene ci incatena ad Eros, piuttosto che a Thanatos, ma comunque ci incatena, sta dunque in questo riconoscimento, ma forse sarebbe meglio dire rivelazione o forse addirittura ‘epifania’, della differenza sessuale che, con buona pace di chi da più parti contesta alla psicoanalisi una presunta eteronormatività, nessuno, ma proprio nessuno, è disponibile a riconoscere-accettare in prima battuta, a prima vista verrebbe da dire, anzi..
Basterà riprendere “Alcune conseguenze psichiche delle differenze anatomiche tra i sessi” (1925) per intendere come per Freud sia il maschietto, che ha notato l’assenza del pene sulla bambina ma tergiversa e soprattutto ‘rinnega’ ciò che ha visto, sia la femminuccia, che anche lei ha notato la presenza del pene del bambino, ha capito tutto immediatamente ma ugualmente ‘rinnega’ ciò che ha visto. Dunque il primo movimento psichico rispetto alla differenza sessuale per entrambi i sessi è ‘rinnegarla’, non esiste, non può esistere, non deve esistere. Ma è nello spazio psichico aperto da questo rinnegamento, da questa sconfessione di ciò che è stato visto, che si situa il sessuale inconscio della differenza maschio/femmina.
Da questo punto di vista nulla quaestio che l’identificazione sessuale sia frutto di una complessa rete di ‘assegnazioni’ identificanti/alienanti e che quindi il ‘dato di fatto’ anatomico non basti a garantire l’Io sulla sua appartenenza sessuale, questo la psicoanalisi lo riconosce da sempre, anzi sottolinea come sia presente in tutti i piccoli dell’uomo che ‘scoprono’ la prima differenza, come la indicherebbe Kaes, quella tra i generi, ma la ‘constatazione’ se volete è che questo è il problema non la soluzione!
L’assunzione del proprio ‘genere’ è sempre accidentata e conflittuale, per non parlare dell’assunzione dell’altro sesso a proprio oggetto sessuale, mai scontata, univoca e unisemica, quindi non è su questo versante che si può invocare una presunta ‘normatività’ dello sviluppo sessuale propugnata dalla psicoanalisi , ma è sempre su questo terreno che si possono invece evidenziare le fallacie di altre presunte normatività che vengono sussunte nella nostra contemporaneità sotto l’ombrello del termine ‘queer’.
Nel titolo vengono ‘messi in risonanza’ due sostantivi come ‘destini’ ed ‘effetto’ per certi versi agli antipodi : destini a cui non si sfugge, che segnano sempre anche, e forse più, quando si intende ribellarsi ad essi, destini inscritti addirittura nella corporeità, nell’anatomia appunto, ed effetti. Certo l’effetto è il risultato di una ‘causa’ ma è anche un effetto speciale, un effetto ottico, dunque qualcosa che ‘colpisce’ i sensi dando una sensazione che costruisce un ‘effetto di realtà’.
Destino ed effetto disegnano allora due differenti configurazioni di realtà, due differenti intrecci tra spazi discorsivi e storie individuali, il destino anatomico in questo senso è un dispositivo che produce un effetto sul corpo così come l’effetto assegnativo è a sua volta un dispositivo che produce destini.., un effetto destinale è quello dell’anatomia o, detto in altri termini, la disposizione ‘anatomica’ che organizza la superficie corporea, anche la ‘superficie’ profonda degli organi, è un operatore fantasmatico, l’anatomia allora è fantasma organizzato percettivamente. Una volta ho scritto un lavoro che invertiva un po’ provocatoriamente i termini della questione, ovverosia alcune conseguenze anatomiche della differenza psichica tra i sessi..
Basterà ricordare a tale proposito come Rembrandt nella Lezione di Anatomia del Prof. Tulp evidenzi che tutti gli sguardi degli allievi sono puntati sul docente, piuttosto che sul reperto autoptico, è lo sguardo del supposto sapere che guida lo sguardo ‘anatomico’, che costruisce il corpo ‘medicalizzato’. Corpo integralmente ‘rivendicato’ dalle correnti queer perché solo la tecnologia medica può scomporre e ricomporre dei ‘pezzi’ corporei.
Su questa dimensione corporea-anatomica (somatopsichica) si intrecciano allora paradossalmente i destini di una vittima/soggetto (richiedente-paziente) di un sapere (il sapere medico-psichiatrico-psicoanalitico) chiamato a testimone della ‘fondatezza’- o dell’infondatezza- della teoria sessuale di cui il soggetto si fa portatore, di un dispositivo di organizzazione del potere (giuridico) che ha il ‘potere’ appunto di realizzarla o di negarla.

Si tratta allora di un vero e proprio luogo di rovesciamenti: il biopotere (impersonale) si afferma sotto le spoglie del più soggettivo dei desideri, decidendo apparentemente chi voglio essere in realtà divento ciò che il prodotto della tecnologia biomedica dispone.
Saranno allora le catene di Eros a vincere ristabilendo la grammatica del desiderio attraverso la forza di modellamento anatomico del fantasma che si fa corpo oppure, al contrario, saranno le catene di Thanatos a imporre il loro cieco azzeramento delle differenze nell’illusione di raggiungere una pacificazione mortifera che spenga quel fracasso del sessuale, di cui parlava Pierre Fédida?
Perché forse la verità è che se siamo nati sotto il segno del sessuale, di quella differenza che ci marchia e ci incatena, nonostante tutto, nun se po ffà na vita cuieta …e pur’io agg ritt buon..

*Virginia De Micco, psicoanalista, Membro Ordinario SPI-IPA, Segretario Scientifico CNP 2025-2028
** Relazione introduttiva a “Destini delle anatomie, effetti delle assegnazioni”. Nodo del 15.03.2025

Riferimenti bibliografici
De Simone R., La gatta cenerentola, Einaudi, Torino, 1977
Fédida P., Aprire la parola, Borla, Roma, 2012
Freud S. (1915), Pulsioni e loro destini, OSF, vol 8
Freud S. (1925), Alcune conseguenze psichiche della differenza anatomica tra i sessi, OSF, vol 10
Green A., Le catene di Eros, Borla, Roma, 1997